Pausa Caffè è il programma radiofonico nato per rimanere uniti nel periodo del lockdown, un’esperienza che ha divertito i ragazzi del Centro Diurno Azimuth. Ora Diego e Mattia sono nell’ufficio di don Gino, per intervistarlo. Il trasandato e il preciso, quello vestito per bene e, usando le parole di Gino, lo sciamannato.

Diego si presenta, racconta che nel suo anno al Centro Diurno Azimuth ha conosciuto un gruppo di persone che nel tempo ha trovato affiatamento, è nata dell’amicizia vera. E qui si inserisce subito don Gino che elogia il gruppo interconnesso, quello che può fare la differenza e cambiare l’Italia, perché un insieme di brillanti individualisti, invece, non arriva da nessuna parte.

L’intervista può iniziare.

Diego: In questa puntata di Pausa Caffè affrontiamo la tematica del muro: da abbattere o per difendersi dall’esterno, per custodire la propria casa. Qual è stato il muro più grande da abbattere nella sua vita?

Si tratta di un muro che esiste ancora. Sono circondato da autorità civili e religiose che auspicano, danno indirizzi, stilano linee guida, ma non fanno mai scelte concrete. Lo vediamo anche ora in questa fase post emergenza da covid-19: si auspica di fare qualcosa insieme, per la comunità… ma si deve provare concretamente a fare qualcosa, iniziare dal proprio quartiere, mettere insieme un piccolo gruppo di persone per aiutare chi è in difficoltà.
Sindaci, pubblici amministratori, vescovi, parroci “auspicano”, ma stanno comodi. Io non ne posso più, mi arrabbio. Davanti a un bisogno drammatico non serve riaffermare i principi, bisogna fare cose concrete. Tutti auspicano ma poi non si fa nulla. Anche al Beccaria, tutti “auspicano”, auspicano condizioni più umane, educatori, strumenti paracadute per il post carcere… ma siamo ancora senza direttore dopo 20 anni.

Mattia: Cos’è un muro, per te?

Quello che per me è un vero muro è il muro di gomma, quelli che ti dicono di sì. Mi hanno dato onorificenze, ma non ho ottenuto nulla di quello che chiedevo. Solo elogi, assicurazione e auspici, appunto… ma poi non succede niente, questa è una cosa che mi fa incazzare alla grande, non sono abituato e non siamo abituati come associazione a vedere bisogni e a sognare delle risposte. Bisogna provare a darle.
Tempo fa ho regalato all’ex ministro degli Interni una maglietta con la scritta “Dio c’è ma non sei tu, rilassati”. Questa frase dovremmo dirla anche a noi stessi: dobbiamo essere onesti, quando diamo la parola dobbiamo mantenerla, dobbiamo concretizzarla.

Sofia: Secondo te i muri sono sempre negativi, da superare o ce ne sono alcuni positivi, che fanno del bene e proteggono?

Quando ci si occupa di adolescenti o adulti in difficoltà, ci sono delle regole da darsi: avere rispetto delle debolezze, delle fragilità e delle possibilità che un piccolo gruppo protetto ti può dare. Da qualche tempo stiamo lavorando a un centro diurno per giovani psichiatrici: l’idea è quella di creare piccoli gruppi, perché permette di interagire meglio, di far circolare le relazioni… il grande gruppo sarebbe una rovina. Qualche muro va costruito, qualche altro invece va superato e bisognerebbe abituare la gente a farlo. Questa mattina ho incontrato un ragazzo senza documenti che più volte ha cercato di ottenerli nel proprio comune, ha chiesto aiuto anche a degli avvocati. Poi sono arrivato io e ho applicato una regola pessima, quella del “ma lo sa lei chi sono io”. Permette di ottenere dei risultati, chi non può dirlo resta fuori dalla porta: questa regola è un muro, è una cosa tremenda, i cittadini dovrebbero avere tutti gli stessi diritti. Io mi ritrovo a farne largo uso, ma i bisogni seri e reali sono di tutti e tutti hanno diritto di avere delle risposte, le autorità sono tenute a darle. Chi è più importante o riconosciuto non ha e non deve avere più diritti perché gli essere umani hanno tutti gli stessi diritti. Quando utilizzo questo principio di autorità un po’ mi incazzo e un po’ mi vergogno… ma se devo ottenere una carta di identità per un ragazzo mi ritrovo ad applicarlo.

Diego: La strage di Ustica, un caso che ho studiato e che conosco anche in quanto perito aeronautico, è un muro di gomma. Si basa su una filosofia, uno schema che ritroviamo tante volte in Italia: coprire, insabbiare, modificare la verità. Come un filo rosso che lega l’Italia negli ultimi 30-40 anni.
Adesso usciamo da una emergenza a cui si aggiunge il caso di George Floyd negli USA. Suggerisco di guardare un film francese molto bello, L’odio. La voce narrante, all’inizio del film, afferma che il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. Quanto siamo vicini all’atterraggio?

La sinistra ha accettato che abbiamo bisogno degli stranieri. Il mercato del lavoro lo esige perché gli italiani non sono disposti a fare qualunque tipo di lavoro. L’accoglienza, il dare qualcosa a chi è più povero, invece, è ancora un pensiero di pochi. Molti sono razzisti e si vergognano a dirlo. Noi abbiamo un papa che è molto chiaro e trasparente su queste tematiche, che sono tematiche cristiane. Poi c’è chi dice altro sventolando il Vangelo e il rosario. Io credo che il capo della Chiesa sia il primo, quello vestito di bianco, e non quello brioso milanese.
I peccati di cui si è sempre parlato, soprattutto tra noi preti, erano quelli legati al sesso. In realtà, il peccato o la difficoltà maggiore che tutti noi abbiamo è quella di volerci bene e voler bene. Fuori dalla nostra piccola cerchia è il compito più arduo, anche per un cristiano. Amare gli altri è coltivare il pregiudizio che forse possiamo stare insieme, possiamo condividere, possiamo essere comunità, possiamo essere luogo di crescita per entrambe le parti. Non aver paura a farlo è la virtù più difficile che abbiamo bisogno di acquisire, dopo la vita diventa più serena. Lo so per certo perché ho imparato a spese mie a non avere paura… è allora che nascono senza fatica le relazioni che danno il senso della vita. Vivere senza paura di amare è un percorso da migliorare e custodire sempre.

Diego: In tutta la sua storia c’è stato un momento in cui, a causa delle delusioni, ha rischiato di dire basta, mollo tutto?

No, non c’è mai stata l’idea di mollare, anche se ci sono stati grandi dolori derivati dall’aver puntato su persone che poi hanno scelto altre strade, hanno seguito in modo pervicace il male… hanno scelto di rovinarsi.
I tanti dolori sono legati anche ai tanti morti, ho sofferto molto perché mi affeziono ai ragazzi del Beccaria, delle comunità. Ne ho conosciuti tanti con belle qualità e qualcuno di loro è morto… è successo anche qualche mese fa a un ragazzo che viveva in casa mia, vittima di una brutta infezione. Resti stordito, ma poi pensi che allora devi fare di più e meglio. Io faccio il brillantone, ma non sono da solo. Sono circondato da donne e uomini che mi aiutano, se qualcuno mi chiama per un bisogno, perché cerca un lavoro, perché vuole fare volontariato o per fare formazione professionale, io do il numero di telefono di altri, lo indirizzo ai miei collaboratori. Il narcisismo va coltivato con decenza!

Diego: Nonostante le sue delusioni, si vede che lei punta dritto all’obiettivo.

Non so fare altro! Quando mi dicono che bravo che è lei…rispondo che in realtà non potrei fare diversamente, non starei bene. Casa mia è piena, se fosse vuota non ci starei. A volte la riempio troppo. Quando vado a casa che non c’è nessuno dico “che bello”…poi se il secondo giorno non arriva nessuno (che poi non è il secondo giorno, ma l’ora successiva) mi sembra strano.

Diego: Una canzone da passare alla radio?

Io Tifo Positivo, di Lorenzo (caro amico di don Gino, n.d.r.)…ah no…Io penso positivo! (Io Tifo Positivo è uno dei progetti di Comunità Nuova, nato dalla collaborazione con Fondazione Candido Cannavò, n.d.r.)
Vi dico anche cosa vorrei fare… vorrei fare una “trasmissione” sui social che parli delle relazioni di Cristo, con gli apostoli, con gli uomini, con le donne, con il denaro… Cristo è un uomo meraviglioso, evaporato nelle liturgie cattoliche. Una persona straordinaria che ha pagato a caro prezzo, e sapeva che sarebbe successo, per le cose che ha fatto. Bisogna vedere Cristo come uomo, è il dogma fondamentale della fede. Anche quando è risorto non ha detto “credete in me”, ha chiesto da mangiare, “datemi del pane e del pesce che mangio anche io”. Più uomo di così!