Si è tenuto all’Unicredit Pavilion il convegno conclusivo di BREAKING THE CIRCLE, il progetto di Città metropolitana di Milano, co-finanziato dall’Unione Europea con lo scopo di promuovere linee guida per una giustizia a misura di giovani e di cui Comunità Nuova è partner. Moderatori Susanna Galli, responsabile del servizio formazione e pari opportunità di Città metropolitana di Milano e Massimo Conte, presidente di Codici

Un evento che non rappresenta la conclusione del progetto, ma una tappa fondamentale per la definizione di una giustizia child friendly.

Comunità Nuova, in questo senso, si è impegnata nella fase di consultazione, progettazione e sviluppo del Toolkit, un gioco da tavolo finalizzato alla maggiore consapevolezza da parte dei più giovani. Siamo intervenuti nelle scuole e in contesti informali di associazione giovanile per sensibilizzare i protagonisti. Non ci fermiamo qui, continuiamo su questa strada per un’idea di giustizia in cui crediamo fermamente.

L’avvocato Remo Danovi, Presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, aprendo i lavori, ha voluto comunicare il principio su cui si basa l’ordine da lui presieduto: “i minori meritano di più“. E a questo suo slogan noi di Comunità Nuova ci uniamo senza esitazione, da sempre convinti che i diritti alla dignità e alla giustizia  siano fondamentali, non solo nel loro riconoscimento, ma anche nella loro piena attuazione.

Per far sì che ciò avvenga, è necessaria un’educazione alla legalità e una consapevolezza maggiore per i più giovani, nonché un aumento della professionalità di tutti gli attori coinvolti (avvocati, giudici, educatori), come sottolineato dagli altri esperti intervenuti nella fase di presentazione (Tullia Passerini, Associazione A Roma Insieme – Leda Colombini e Massimo Pagani, garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Lombardia). I principi di giustizia minorile possono così diffondersi e divenire un patrimonio comune, come auspicato da Ciro Cascone, procuratore della Procura per i minorenni di Milano.

Breaking the circle vuole dunque dare ai minori gli strumenti per comprendere appieno, grazie a operatori preparati in materia, i procedimenti civili o penali nei quali sono coinvolti e possano così “spezzare il cerchio” cogliendo l’opportunità reale di trasformazione che la giustizia deve offrire loro.

Unicredit Pavilion

Di seguito un riassunto delle principali tematiche affrontate e discusse durante il convegno.

Nella prima parte si è parlato del rapporto tra la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e le Corti nazionali in tema di vita famigliare e di procedimenti che coinvolgono i minori, mettendone in evidenza gli aspetti positivi e le problematiche. La CEDU ha evitato l’avviarsi di certi automatismi nelle procedure delle corti nazionali, ma si trova davanti a criticità come il fatto di lavorare su istruttorie fatte da altri e la necessità di interpellare i curatori dei minori.

Sono intervenuti:

  • Kristina Pardalos, giudice presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
  • Elena Baroni, avvocato, giurista senior preso CEDU
  • Claudio Cottatellucci, magistrato tribunale per i minorenni di Roma componente del Direttivo A.I.M.M.F.
  • Grazie Ofelia Cesaro, avvocato, presidente Camera Minorile Milano

Nella seconda parte gli esperti si sono soffermati sull’importanza di un’etica e di una cultura diverse, che facciano da base e da risonanza a una giustizia child friendly. I relatori hanno evidenziato la necessità di ascoltare bambini e ragazzi, senza misurarli in base a ciò che gli adulti si aspettano da loro.  Indispensabile, in questo senso, è fornire un linguaggio, un lessico attraverso il quale possano esprimersi, evitando così di incanalare i propri conflitti interni nella violenza. Fondamentale è poi la dimensione cooperativa dei diversi soggetti educanti, affinché i minori non si perdano tra le varie proposte, rischiando una schizofrenia prestazionale.

Nel confronto è emerso anche che i bambini e i ragazzi si fidano della giustizia, ma una volta entrati nei suoi processi si disorientano, passando anni di alienazione. In ambito penale, il reato può essere considerato come richiesta d’aiuto, compito della giustizia è aiutare a riconoscere tale richiesta, presentandosi come occasione di cambiamento e non di stigma.

Sono intervenuti:

  • Stefano Laffi, sociologo, scrittore, ricercatore esperto di politiche giovanili
  • Salvatore Natoli, filosofo e autore
  • Cecilia Ragaini, neuropsichiatra infantile, formatrice CTU, presidente Il geco
  • Lamberto Bertolè, presidente Consiglio Comunale di Milan0