Agosto è appena iniziato, per molti vacanze e viaggi sono alle porte e spesso portano insegnamenti e crescite. Noi vi raccontiamo l’esperienza dei ragazzi e delle ragazze del Centro per Giovani che nel mese di luglio hanno passato un intenso week end in Val Gerola, a Trona.

Grazie a GAM (Gruppo Amici della Montagna di Milano), che ha organizzato e finanziato i due giorni, e a FALC – Società Alpinistica Milano, che ha messo a disposizione guide e istruttori per l’arrampicata, i nostri giovani (8, tra i 12 e i 18 anni) si sono misurati con la fatica e la bellezza della montagna.

La prima giornata li ha visti impegnati in un’escursione di un paio d’ore, da Laveggiolo al rifugio Trona-Soliva, seguita da una prova di arrampicata. Il giorno successivo una parte del gruppo ha raggiunto la Bocchetta di Trona e il rifugio Falc, alla scoperta dei reperti della  Prima Guerra Mondiale. Altri invece si sono allenati nell’arrampicata.

“La montagna ti fa crescere il cervello” questa frase di uno dei giovani partecipanti descrive perfettamente l’esperienza vissuta. La sera del primo giorno ci siamo divertiti scegliendo le cose brutte e le cose belle della gita: tra le prime la fatica all’inizio del percorso, una fatica che è soprattutto uno scoglio mentale da superare camminando, un passo dopo l’altro. La paura e la delusione durante l’arrampicata sono state sottolineate da un ragazzo che però, il giorno successivo, ha sfidato nuovamente se stesso riuscendo a superare i propri limiti. Tra le cose belle la soddisfazione di arrivare in alto e lo stare tutti insieme a tavola, a dormire…come in una “domenica in famiglia”.

Se questi sono stati i pensieri dei nostri ragazzi e ragazze, vogliamo condividere quanto raccontato da Ferdinando Viganò del GAM:

“Chi cominciando ad andare in montagna scopre di non poterne fare a meno, vorrebbe che tutti la frequentassero per scoprire come…. ti apre la testa (citazione di uno dei ragazzi) e anche il cuore, facendoti scoprire valori dimenticati, cose che noi metropolitani davamo per scontate o non più percepibili. In queste due uscite le emozioni provate e le risposte alla domanda che fanno in tanti: Ma chi te lo fa fare? sono state molte e diverse dal solito. Come sono state molte le domande che hanno fatto i ragazzi e che non sempre hanno trovato risposte, perché erano domande dimenticate o mai chieste. Con queste prime uscite (lavoriamo per organizzarne altre) abbiamo avuto la conferma che è possibile realizzare, se si riesce a dare continuità, le condizioni per fare crescere i ragazzi, ma anche noi stessi. Le ho viste nella passione e nei sorrisi degli educatori, dei ragazzi e dei volontari, dei soci GAM e di quelli FALC. Al Centro per Giovani dico grazie per aver reso possibile per tutti noi una grandissima e non scontata esperienza“.

Queste invece le parole di Michele Cardillo del GAM:

“Non pensavo che ci fossero cose più belle dell’andare in montagna ma poi ho scoperto che trasmettere questa passione dà ancora più soddisfazione e l’ho imparato grazie al GAM. Portare dei ragazzi così giovani a scoprirla te la mostra sotto un luce diversa: vedi la vera libertà nel loro immergersi in questo nuovo contesto, mi riportano alle mie prime esperienze ai campi estivi tra i monti. Le iniziali fatiche e lamentele per la salita e il caldo si trasformano in supporto per chi è più in difficoltà e in obiettivi da raggiungere per i più determinati; il gruppo, gli amici, l’unità d’intenti fanno la differenza.
Nessuna rete, nessuna tecnologia, niente “tacche” sui telefoni cellulari, si fa un tuffo nel passato.
Ed ecco cosa ho visto in questi ragazzi con cui ho condiviso due giorni speciali in Val Gerola: unione, spirito di sacrificio, condivisione, la voglia ed il coraggio di mettersi in discussione, di esplorare, di conoscere esperimentare nuove attività, di accettare il fallimento e riprovare per festeggiare il successo dopo la paura, la loro nuova visione delle cose sotto altre prospettive, un nuovo modo di approcciare la vita.
Ma soprattutto i loro occhi gonfi di gioia. Ecco perché faccio il volontario”.

Per saperne di più sulla nostra gita, QUI potete leggere un altro racconto di Michele Occhi di FALC.

Noi ringraziamo tutti, con il cuore più aperto e il cervello cresciuto.