Nei giorni scorsi vi abbiamo aggiornato su alcune delle attività dei nostri servizi, in particolare del Centro per Giovani di via Forze Armate. Oggi, nel nostro viaggio virtuale, ci spostiamo in Barona, al Barrio’s, lo storico centro di aggregazione della nostra associazione, punto di riferimento per la periferia sudovest di Milano. Le misure restrittive per contenere l’epidemia hanno creato difficoltà su più fronti che, in situazioni già fragili, risultano ancora più complesse da affrontare. Questo ci spinge a cercare nuovi percorsi per giungere a possibili soluzioni.

Riportiamo la testimonianza di Mario, responsabile del Barrio’s e coordinatore dell’area Inclusione, uno dei nostri educatori in prima linea. Traspaiono la legittima preoccupazione e la forza costante che spinge a non arrendersi.

“Il 24 febbraio in Lombardia chiudono le scuole e d’improvviso anche le attività educative del Barrio’s si fermano: doposcuola, orchestra, laboratorio di teatro, rugby. 148 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni si trovano separati dal contesto educativo e ricreativo dove quotidianamente li accogliamo.

Dopo i primi giorni di disorientamento che aggredisce anche noi operatori, capiamo che occorre darsi da fare per supportarli a distanza, almeno per quanto riguarda le attività scolastiche. Sentiamo parlare un po’ tutti sui media di “didattica online” ma non ci immaginiamo come possano reagire i nostri alunni e i loro insegnanti.

A inizio marzo iniziamo a contattare i ragazzi per capire come va, come si sentono e per mandare informazioni su quello che sta succedendo: le istruzioni sanitarie e un video che spiega ai bambini cosa sia il coronavirus e la malattia che provoca.

Poi le preoccupazioni e le incognite si spostano sulla scuola: hanno controllato il registro elettronico attraverso il quale comunicano gli insegnati? Si sono registrati? Stanno lavorando? Devono stampare qualcosa? Hanno gli strumenti adeguati (device e internet) per l’accesso alle informazioni? Dobbiamo capire che aiuto può servire e come attivarci.

Dopo una settimana il quadro che ne emerge è che i ragazzi vanno rincorsi ed ingaggiati, si lavora con videochiamate, o piattaforme specifiche o foto di compiti, addirittura semplici telefonate.

Il lavoro è più lento e faticoso, ma comunque si riesce. Ovviamente dipende anche dal ragazzo/a che c’è all’altro capo del filo. La vera variabile è la motivazione più che la reale difficoltà tecnica: abbiamo lavorato anche con alunni DSA, ma motivati e siamo riusciti a fare molto. Con altri, distratti, senza libro, appoggiati sul letto è stato più faticoso.

Accanto agli educatori anche alcuni volontari, che normalmente vengono al Barrio’s per affiancarci, sono attivi “a distanza”.

Nelle prossime settimane continueremo così, ricontattando tutti per sapere come procede, anche coloro che hanno detto di non avere bisogno del nostro supporto e che faranno da soli. Scriveremo ai professori per informarli di quello che stiamo facendo.

Non manca, però, chi è privo di mezzi e rimane completamente isolato, in abitazioni troppo piccole e affollate per ricavarsi uno spazio adeguato allo studio e senza un genitore o un fratello o sorella maggiore che possano fare da supporto. Soprattutto all’interno di famiglie straniere dove ci troviamo ad affrontare anche la barriera linguistica. Sono i giovani che ci preoccupano di più e a volte restiamo impotenti, senza sapere cosa fare.

E allora occorre rilanciare. Sentire anche gli allenatori del rugby perché mandino ai nostri piccoli atleti video inerenti lo sport e qualche semplice esercizio da fare a casa. E chiedere ai conduttori del laboratorio teatrale strumenti per stimolare l’attenzione da inviare nella chat del gruppo. L’orchestra musicale, grazie al lavoro preziosissimo di Song Lombardia, continua a fare le lezioni di strumento a distanza.

Dobbiamo restare Distanti ma uniti